ABORIGEN MIE MELALEU 250G

Produttore: VEGETAL PROGRESS SRL
Codice Minsan: 908890876
Disponibile

prezzo

68,95€

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Informazioni sui prezzi ⓘ

Aborigen Miele di Manuka 250 ml:

Il Miele di Aborigen® proviene da foreste in cui domina Leptospermum scoparium J.R.Forst. & G.Forst., in maori Manuka.
Il miele in genere possiede una spiccata attività antibatterica sostenuta dal perossido di idrogeno (H2O2), l’acqua ossigenata prodotta dall’ossidazione del glucosio provocata dalla glucosio ossidasi secreta dalle ghiandole salivari delle api.

In presenza di ossigeno il glucosio si ossida in glucolattone ed acqua ossigenata.
Nel 1991 una ricerca neozelandese condotta su 26 differenti mieli monoflorali, dimostrò che aggiungendo catalasi al miele di Aborigen® Manuka (la catalasi distrugge l’acqua ossigenata), l’attività antibatterica persisteva, mentre in tutti gli altri mieli si annullava. Tra l’altro la catalasi che distrugge l’acqua ossigenata, è presente nei tessuti e nel siero; così l’attività del miele sostenuta dal perossido di idrogeno nel corpo è assai inferiore a quella rilevabile in laboratorio senza la catalasi. Inoltre l’enzima (glucosio ossidasi) che dà luogo alla produzione di acqua ossigenata ha attività ridotta in ambiente acido.
Secondo osservazioni di Tonks et al.mieli a bassa produzione di acqua ossigenata stimolano maggiormente il rilascio di citochina dai monociti. Ulteriori osservazioni di Tonks conducono a ritenere che il Miele di Aborigen® Manuka stimoli le cellule immunitarie attraverso il recettore toll-like TLR4 .

Ulcere cutanee, esito di setticemia da menigococco, infettate pesantemente da Pseudomonas, Staphylococcus aureus e Enterococcus e che non hanno risposto a tutti i moderni trattamenti dopo 9 mesi di trattamento in terapia intensiva, sono guarite rapidamente con l’uso del Miele di Manuka4. Cooper riferisce di un caso di idroadenite suppurativa, causa di ascessi ricorrenti per 22 anni e di una ferita
aperta e non guarita in tre anni, con tre tentativi di rimozione chirurgica del tessuto infetto ed un’ampia terapia medica a base di antibiotici. La lesione fu guarita in un mese (nessuna recidiva dopo due anni) con applicazione di Miele di Manuka5.La frazione attiva del Miele di Aborigen® è stata ricercata negli ultimi 15 anni; Giorgio Perotti in studi della metà degli anni 90 6, aveva proposto un prodotto
della perossidazione lipidica, in particolare un poliidrossisterolo; l’osservazione era nata dal fatto che tutti gli estratti lipidici del Miele di Aborigen® si erano dimostrati capaci di inibire l’aggregazione piastrinica prodotta dalla PAF e dalla trombina. Due anni fa a Waikato la molecola attiva è stata forse finalmente riconosciuta come la metilgliossale o aldeide piruvica (C3H4O2) fonte principale ne è la glicolisi. È ignota la ragione per cui si formi la metilgliossale; la maggior parte degli studiosi ritiene che la metilgliossale sia coinvolta nella formazione dei prodotti finali della glicazione avanzata (AGE)9, 10; la metilgliossale reagisce con i gruppi aminici liberi di lisina ed arginina formando gli AGE.

È necessario precisare che il Miele di Aborigen® contiene un ampio numero di sostanze ad attività antibatterica; Giorgio Perotti nel 1994 aveva isolato tra gli altri  l’acido 3,4,5-trimetossibenzoico, l’acido 2,4,6-trimetossibenzoico, il metil 3,5- dimetossi-4-idrossibenzoato. Lavori recenti di Stephens et al. hanno mostrato come acido trimetossibenzoico e metil liossale siano contenuti in maniera
proporzionale, contribuendo entrambi ad esplicare attività antibatterica. Fearnley et al. nel 2012 hanno isolato una molecola madre archetipo specifica al miele di Manuka che potrebbe servire come precursore-deposito per l’acido 3,4,5- trimetossibenzoico libero e fornire un significato di tipo “impronta digitale” per i vari mieli di Manuka22.

Come ogni prodotto naturale è fuorviante considerarlo come fonte di un unico principio attivo, mentre è ragionevole considerarne l’attività legata all’efficienza
dell’insieme delle sostanze in esso contenute.Il Miele di Aborigen® è stato analizzato relativamente alla metilgliossale, mostrando livelli compresi tra 70 e 300 mg/kg secondo l’annata. Livelli superiori, secondo Adams et al. potrebbero essere conseguenza di riscaldamento del Miele di Manuka a temperature > 37° C 16, che ridurrebbero però l’attività di altre frazioni più sensibili al calore

Può essere utile ricordare che secondo Stephens et al.  quattro fattori influenzano la variazione di composti fenolici e metilgliossale nel miele di Manuka:
1. Monofioralità del miele;
2. Regione geografica e conseguente varietà di Leptospermum scoparium;
3. Deliberato o non intenzionale riscaldamento del miele durante la
lavorazione;
4. Età del miele.

Un rimedio naturale per:
- gastroenteriti
- Helicobacter pylori
- infezioni batteriche
Usato localmente per:
- funghi della pelle
- bruciature, tagli, abrasioni
- eczemi ed irritazioni della pelle.

Oggetto: Rapporto su analisi chimiche su Aborigen® miele di manuka monoflorale.
La materia prima per l’ABORIGEN® miele, in fase di contrattazione con selezionati produttori neozelandesi, con cui si opera da oltre 30 anni, subisce una serie di verifiche analitiche al fine di garantirne la monofloralità, la genuinità e la salubrità.
A seguito delle numerosi frodi commerciali, il Ministero per le Industrie Primarie neozelandese ha definito i parametri analitici di controllo da adottare1 per poter etichettare come monoflorale il miele di manuka.
I test richiedono la determinazione di cinque parametri fondamentali identificabili nel miele di manuka e, per ciascuno, il criterio da rispettare:
• 2'-metossiacetofenone ≥ 1 mg / kg;
• acido 2-metossibenzoico ≥ 1 mg / kg;
• acido 4-idrossifenilattico ≥ 1 mg / kg;
• acido 3-fenillattico ≥ 400 mg / kg;
• DNA da polline di Mānuka Cq < 36.
Se il miele non riesce a soddisfare tutti i criteri, non è classificabile come miele monoflorale di manuka.
Il nostro miele di manuka viene sottoposto ad ulteriori analisi chimiche, tra cui, le determinazioni di:
• Idrossimetilfurfurale (HMF);
• Paradiclorobenzene (pDCB)
• Metilgliossale (MGO);
L'idrossimetilfurfurale è una sostanza che nel miele fresco si trova in concentrazioni inferiori a 20 mg/kg e che aumenta con il trascorrere del tempo per effetto della degradazione degli zuccheri, in particolare del fruttosio, in ambiente acido. Questo indice permette proprio di valutare la "freschezza" del miele. L'HMF aumenta gradatamente
nel miele durante la conservazione, ma il processo avviene molto più rapidamente se il miele viene sottoposto a trattamenti termici eccessivi. Il D. L.vo n° 179 del 21/05/2004 fissa il limite massimo per l'HMF a 40 mg/Kg e così il Codex Alimentarius.
Il paradiclorobenzene (pDCB) è invece una molecola utilizzata da produttori di miele per eliminare la tarma della cera e come tale può contaminare l’alveare e quindi anche il miele che raggiunge la tavola del consumatore. L’unico valore accettabile è la non rivelabilità analitica, pari a 0,001 mg/Kg.

La metilgliossale è la molecola a cui si attribuiscono gli effetti battericidi più significativi del miele di manuka; normalmente il suo valore oscilla tra 30 e 300 mg/Kg. Valori molto alti sono da considerarsi sospetti in quanto difficilmente ritrovabili in mieli non trattati termicamente.

Occorre sottolineare come questa sostanza ormai non sia più inserita tra gli indicatori di monofloralità; questo perché negli anni ci si è resi conto che la sua I lotti n° 060420B1-1 (vasetto da 250ml) e 060420B1-2 (vasetto da 500ml) del Miele monoflorale di Aborigen® ora in commercializzazione presentano – in riferimento a quanto sopra detto – i seguenti valori:
 2'-metossiacetofenone: 13 mg / kg
 acido 2-metossibenzoico: 5,0 mg / kg
 acido 4-idrossifenilattico: 6,1 mg / kg
 acido 3-fenillattico: 520 mg / kg
 DNA da polline di Manuka Cq = 11,31
 HMF: 11 mg/kg
 pDCB: non rilevabile
 MGO: 181 mg/kg
L’etichetta riporta l’indicazione della monofloralità dell’Aborigen® miele di manuka ed è stata approvata dal competente ministero neozelandese

Modo d'uso: Un cucchiaino 2-3 volte al giorno secondo necessità 

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